Don Vitale ebbe una intensa vita di
preghiera e apostolato, fu predicatore di esercizi spirituali (al Conservatorio
di Coriano tenne due corsi), quaresime e missioni popolari, rettore del
seminario di Pennabilli e nel 1827 entrò nella Congregazione dei Padri
Filippini in Fossombrone (PU) desiderando fin dai primi anni di sacerdozio di
ritirarsi totalmente, ma gli era stato impedito dal suo vescovo. Questa scelta
non impedì il proseguimento della sua intensa attività.
La sua guida non solo orientò Elisabetta nel campo spirituale ma certamente
anche nel governo dell’Istituto. La Canossa lo giudicò uomo tutto di Dio,
“persona tanto santa e tanto degna”.
Aveva particolare devozione alla Passione di Cristo, al S.Cuore e
all’Addolorata. (cfr. Positio pagg. 25-27)
Don Vitale nelle sue
predicazioni aveva avuto frequenti contatti con il Monastero di Mondaino e
anche con altri monasteri della Diocesi di Rimini e Montefeltro, compreso
quello di Pietrarubbia presso il quale si era recato più volte. Pertanto aveva
avuto modo di recepirne lo spirito e di farne le debite valutazioni.